Luca
«Tutto ok, scommetto che siamo qui per lo stesso motivo».
La ragazzetta con i capelli crespi fece un cenno di assenso. «Sì, io e Ismael siamo scesi ai contatori generali» indicò il ragazzo accanto a lei, «Ma niente da fare, non funzionano».
«Com'è possibile?» ribatté un ragazzo sistemandosi gli occhiali.
«Ha ragione lei. Si sono rotti, sono sceso giù anch'io» disse Luca.
«Probabilmente c’è stato un guasto interno» rimbeccò il ragazzo con gli occhiali. «Un corto. Forse causato dai topi, o magari da una perdita d’acqua, non saprei».
Luca e Anita si scambiarono un'occhiata complice e un po' colpevole, poi la ragazza si portò nel centro dell'androne e parlò a tutti; «D’accordo, sappiamo tutti a cosa porterà questa situazione. La palazzina è vecchia, è solo questione di tempo prima che ci portino via. Secondo me quelli dei servizi ufficiali stanno accelerando il processo. Ci sfratteranno».
Il dissenso si levò fra brusii, imprecazioni e dinieghi vari. Qualcuno disse qualcosa ma Luca non ascoltò, intento invece a osservare i condomini. Sebbene non fosse mai stato un tipo sociale, era però un ottimo osservatore e lì, in quell'androne, mancava qualcuno. Un condomino era morto l'anno scorso ma Luca giurò di aver sentito, qualche giorno prima, la voce dell'inquilino del terzo piano, assente in quel momento.
Stette per dire qualcosa ma l'orecchio captò un suono che gli fece sobbalzare il cuore; sirene in lontananza. Il brusio cessò di colpo, tutti si accorsero di quel rumore. Ci furono attimi di panico, Anita tremolò vicino a Susy, altri si guardarono fra loro, preoccupati.
«Torniamo negli appartamenti» suggerì qualcuno. In silenzio, tutti si rifugiarono nelle loro case.
Luca si affacciò al balcone. Le sirene erano vicine. Udì distintamente due suoni; quello di un volante della polizia e quello di un'ambulanza. Si fermarono proprio sotto al palazzo.
«Merda» sussurrò Luca. Che poteva essere successo? Non era solo per il guasto. Tornò nell'appartamento e guardò dallo spioncino. Sentì passi pesanti e poi vide passare due persone vestite con pesanti tute bianche che spingevano una barella vuota.
«Cosa cazzo è successo?» si chiese Luca. La curiosità fu tanta ma resistette. Attese una mezz'ora buona poi sentì nuovamente il rumore di passi e il rollio delle rotelle. I due tizi vestiti di bianco ripassarono davanti al suo appartamento.
Luca si svegliò di soprassalto, colto nel vivo da un incubo terribile. Ci mise qualche istante a connettersi col resto dell'ambiente, poi riconobbe il suo appartamento e sospirò. Si alzò dal letto e guardò il calendario: domenica. Un tempo considerava la domenica un giorno in bilico fra un sorriso e una smorfia ma ora era un giorno come un altro, un giorno in cui trascinarsi fino alla sera. Si preparò un caffè, si fece una doccia e accese il computer. Rilesse quello che aveva scritto e si stupì; era buono, anzi, più che buono.
Si fece un secondo caffè e riprese dall'ultimo capitolo.
Il tempo passò sereno, il ticchettio dei tasti fu un sottofondo piacevole e Arnold Lane dei Pink Floyd lasciò spazio ad Us and them.
«Us and them... and after all we're only ordinary men... me and you, God only knows it's not what we would choose to» canticchiò, poi la canzone si fermò d'improvviso, lo schermo divenne nero.
Luca rimase qualche istante inebetito; fissò il monitor spento, premette il tasto di accensione ma niente.
«No cazzo, di nuovo no!» sbottò provando ad accendere la luce della lampada lava sulla scrivania.
L'ennesimo blackout. Il quarto o il quinto del mese. Sbuffò, prese il cellulare, indossò mascherina e guanti e facendosi luce col telefonino uscì dal suo appartamento.
Arrivò al pian terreno e trovò altri condomini. Istintivamente rimase fermo sul penultimo gradino.
“Qualunque tipo di assembramento è vietato e perseguito penalmente secondo le norme europee.” Il monito suonò metallico nella sua mente. L'avvertimento veniva ripetuto spesso dai droni di controllo.
Luca si fece coraggio. Dopotutto era una situazione d'emergenza. Scivolò fra la gente e raggiunse i contatori, trovandovi una ragazza dai capelli crespi e un ragazzo dalla pelle bronzea. Di loro sapeva poco, salvo che il padre di lei era morto per covid. Il terrore di un infetto nel palazzo aveva tenuto tutti col fiato sospeso per settimane.
«Niente da fare, non funzionano» scosse il capo la ragazza.
«Che palle» sbuffò Luca tornando al pian terreno.
Tra il brusio dei condomini vide il volto di Anita.
«Hei Anita, tutto bene?» salutò muovendo la torcia del cellulare.
by Marko D'Abbruzzi
La barella, stavolta, ospitava un sacco nero, uno di quelli destinati ai cadaveri.
Qualcuno era morto.
Luca si corrucciò. La sua passione per i libri gli aveva donato un'attenta capacità di analisi. Esaminò mentalmente le informazioni in suo possesso e non fu difficile mettere insieme i pezzi; Andrea, il ragazzo tornato pochi giorni fa a casa, probabilmente si era suicidato.
Anzi, Luca sperò con tutto se stesso che fosse così, perché se fosse stato per il covid, erano tutti spacciati.