Matteo
PRO E CONTRO DI BECCARSI UN PUGNO IN FACCIA
PRO
Il sangue ha un buon sapore (passione personale).
Beccarle aiuta sempre a crescere in qualche modo.
Se prendi un pugno hai la prova provata che avevi ragione a non volerlo prendere.
E’ un buon modo per ricordarsi di fare l’operazione agli occhi, prendere un pugno è costoso almeno quanto gli occhiali che indossi.
CONTRO:
Hai preso un pugno in faccia
Non vedo arrivare il colpo, la gomma impatta contro la mia mandibola.
Tutto rallenta.
Il pungo struscia lentamente sulla mia guancia, si muove come fosse una ballerina di lap dance e sopra un suo cliente.
Il collo gira.
La testa si contrae.
I piedi si sollevano da terra.
Il corpo inizia a ruotare su se stesso.
Mi sento leggiadro.
In aria perdo i sensi.
L’impatto con il pavimento freddo del piano terra mi sveglia.
Nella mia testa -cosi lo racconterò se mai uscirò da questa situazione- ho attutito il colpo in maniera epica, come Brad Pitt nel famoso film di Guy Ritchie “The Snatch”. Agli occhi degli astanti probabilmente sono sembrato un sacco di patate che viene scaricato a terra dal fruttivendolo al mercato. Questione di prospettive.
Non ho mai preso un vero pugno in vita mia. Fin da piccolo risultavo essere tra i più grossi della scuola. Se qualcuno mi prendeva in giro lo appendevo al muro, sull’autobus nessuno mi infastidiva e generalmente i compagni preferivano avermi come amico più che come avversario. Non che io sia mai stato una persona violenta o che sapessi come si scaglia un pugno ero semplicemente sproporzionato in confronto ai miei coetanei e spesso anche ai ragazzi più grandi. Essere alti più di un metro e novanta ha i suoi vantaggi.
by Niccolò Cometto (NH)
Nel rialzarmi riesco a tenere a mente solo i contro della lista. La vista è appannata. La testa è confusa. Impiego circa venti secondi a realizzare che la vista appannata potrebbe dipendere dal fatto che sono miope e senza occhiali. Come dicevo, la testa è confusa.
Nella baraonda generale distinguo la sagoma della vicina del terzo piano spaccare il
tablet in testa al mio aggressore. L’aggeggio va in frantumi.
E’ un tablet dei servizi ufficiali cazzo.
Il fatto che il mio primo pensiero è dedicato ad un apparecchio elettronico del governo potenzialmente hackerabile e non alla testa spaccata dell’uomo in tuta dice molto della mia personalità.
Il silenzio viene rotto da un grido:
«COSA HAI FATTO! L’HAI UCCISO!»
Il gelo cala nella stanza. Il funzionario è quasi sicuramente vivo. A meno che il tablet non fosse fatto di adamantio (Il matriale di cui sono fatti gli artigli di Wolwerine per intendersi) o che la sua testa di porcellana dovrebbe essere solo svenuto. L’inquilino che la ragazza ha precedentemente chiamato Luca si accerta della presenza del battito cardiaco.
Sono dieci minuti che nessuno apre bocca. La signora che ha urlato è risalta di corsa dalle figlie. Per le scale scuoteva la testa ripetendo: «Non va bene, non va affatto bene».
Il mio primo pensiero è stato quello di correre da J. Ma non posso agire d’impulso. Dobbiamo trovare una via d’uscita ma bisogna mantenere la calma. I droni pattugliano le strade, con il tablet rotto non abbiamo modo di guadagnare tempo. L’assenza del funzionario sarà notata.
Il tempo stringe. Il panico sale dentro di me.Non sono preparato a questa evenienza. Non ho preparato un kit da “mettiamo KO” un funzionario statale. Scendere sembra l’unica soluzione. Affidarsi ad una leggenda in questo momento è folle ma se quello che mi dice J è vero non abbiamo scelta. Prendo il centro della stanza.
«Ho una proposta ma potrebbe non piacervi e non abbiamo molto tempo».