Matteo
Mi alzo dal letto e ammiro il mio appartamento in tutto il suo splendore. Ricordo quando ho firmato il contratto. Avevo venticinque anni e non vedevo l’ora di scappare da miei. Mia madre che apprezzava la mia presenza in casa quanto io la sua, mi mandava su whatsapp offerte di siti immobiliari ogni giorno.
«Guarda che carina questa», «Potresti prendere quest’altra», «Perchè non provi a prendere un mutuo», «conviene comprare adesso fidati». Un continuo.
Apro gli occhi e guardo la sveglia. Segna le sei in punto.
Che problemi ho? è la prima cosa che mi passa per la mente.
E’ sabato perchè mai dovrei svegliarmi così presto?
Il sabato si dorme, questa è la mia religione. Eppure nell’ultimo mese ho qualcosa che mi tiene sveglio. Un malessere, uno di quelli che non mi spiego: nausea mista a stanchezza. Una combinazione micidiale.
I miei pensieri una volta constatato che sono sveglio iniziano ad accavallarsi uno sopra all’altro, sembrano ansiosi di rovinarmi la giornata.
Cerco di incanalare i miei ragionamenti in un flusso definito , altrimenti è la fine.
Meglio alzarsi. Tentativo numero uno: provare a darmi ordini nella testa.
La routine ho scoperto essere la salvezza dalla mia mai diagnostica ansia di vivere. Ho un serio problema a passare le giornate senza farmi continue elucubrazioni mentali. La mia ex me lo diceva sempre. Non ho mai capito se lo considerasse un difetto o una particolarità. Il fatto che mi abbia lasciato dopo appena tre mesi potrebbe suggerirmi la risposta, ma ho preferito rimanere con il dubbio. In realtà mi sono chiesto spesso quali pregi trovassero in me le donne con cui sono stato, io con me stesso non ci passerei più di cinque minuti. Come dicevo: elucubrazioni mentali.
Devo muovermi. Tentativo numero due: provare a sconfiggere la stanchezza fisica con i pensieri pratici.
La mia mano come appartenesse al corpo di un altro, afferra il cellulare e spegne la sveglia. Un tempo avrei illuminato il mio viso assonnato per controllare i messaggi arrivati durante la notte, le ultime notizie o le storie Instagram di persone di cui non mi frega un cazzo ma oggigiorno non c’è niente da vedere. Riposo il cellulare sul comodino. Non tutto il male viene per nuocere.
Alla fine ho ceduto. Spinto dal mio desiderio di indipendenza e dalle sue proposte ho comprato una casa, se così la vogliamo definire. E’ una soffitta in cima a un palazzone di cinque piani. Non posso dire che mia madre fece i salti di gioia vedendola. Io invece trovo molti lati positivi nella mia abitazione: è facile da pulire, posso tenere le mie cose sott’occhio in ogni momento ed è mia.
A sedici anni pensavo che possere una casa e una macchina definisse un uomo in quanto tale. Oggi facendo colazione a casa mia versando i cereali nella mia tazza di superman penso che a quell’età ero troppo serio.
Dopo colazione apro la finestra e inspiro l’aria gelida delle città. Non l’avessi mai fatto. Il vento gelido delle sette del mattino invade la casa e mi ricorda che dormo in boxer. Richiudo prontamente.
Dopo la doccia indosso l’ultimo paio di mutande pulite rimaste e ragiono sul da farsi. E’ sabato, mi sono svegliato presto.
Potrei pulire.
Accantono subito l’idea, sistemo dei cuscini sul letto trasformandolo in un divano e, trovato il telecomando, accendo la tv. Il volto familiare di Jessica, l’intelligenza artificiale programmata per tenerci aggiornati sulla situazione globale sta descrivendo le condizioni meteo della città.
« ...con questo sole è dunque ottimo il tempo nella capitale ma passiamo alle notizie sul virus.
Sale a 935 mila il numero di morti per il covid19, il divieto di uscire di casa permane. Vi invitiamo tuttavia a non allarmarvi, ci pensa il governo. Stanziati altri 2 milioni di fondi a favore dell’industria dei droni. La vostra salute è la cosa che ci sta più a cuore....»
Almeno passassero qualche vecchio film.
Spengo la tv e accendo il pc, nonostante l’abitudine, sentire parlare del virus ancora mi genera malessere.
Apro il terminale faccio il test. E’ da quando è collassata la rete che ogni giorno eseguo lo stesso comando. E’ il mio modo di rimanere attaccato al mondo, è la mia speranza.
Da piccolo restavo nel mio letto sveglio ogni volta che i miei uscivano. La babysitter credeva che dormissi. Io ero lì con l’orecchio teso e nel cuore il terrore che non sarebbero mai rientrati. Mi addormentavo solo quando sentivo la porta riaprirsi e i miei parlare sottovoce alla babysitter credendo che dormissi.
Allo stesso modo ogni giorno dopo essermi alzato accendo il pc e digito:
ping 8.8.8.8
Il terminale esita un attimo prima di produrre sempre lo stesso risultato:
Esecuzione di Ping 8.8.8.8 con 32 byte di dati:
Richiesta scaduta.
Richiesta scaduta.
Richiesta scaduta.
Richiesta scaduta.
Statistiche Ping per 8.8.8.8:
Pacchetti: Trasmessi = 4, Ricevuti = 0,
Persi = 4 (100% persi),
Mi metto a lavare i piatti nell’attesa della risposta pur sapendo che sarà la stessa di ieri e del giorno precedente. Dentro di me la stessa tensione di quand’ero bambino.
Dopo essermi asciugato le mani guardo di sfuggita lo schermo.
Come al solito.
Mi butto di nuovo sul letto ma in un attimo sono di nuovo davanti al computer. Il cuore si ferma.
Non può essere cazzo.
by Niccolò Cometto (NH)